I concetti di razionalità, di storia e i dialettica sono intrecciati e si richiamano secondo rapporti che toccano il cuore del pensiero di un filosofo. Nel caso di Cornelio Fabro, i tre concetti sono al centro della sua critica della “modernità” filosofica (usando il termine ‘modernità’ in senso assiologico, e non storico). Alla razionalità come dominio dell’essere della modernità, Fabro contrappone la razionalità come tensione alla penetrazione intensiva dell’essere, che comunque trascende sempre le nostre capacità cognitive; alla storia come svolgimento dell’idea della modernità, Fabro contrappone il regno della libertà umana e della misericordia divina; alla dialettica come sintesi di tutto ciò che si affaccia all’orizzonte della storia, Fabro contrappone la dialettica come confutazione degli enunciati falsi e, quindi, come strumento di raggiungimento della verità che trascende l’orizzonte storico del darsi degli eventi. Il luogo d’incrocio dei tre concetti e delle tre opposizioni proposte da Fabro è il problema dell’essere e del suo rapporto con il pensiero, ossia quello che Fabro chiama problema del “cominciamento”. Se l’essere si desse, come assoluto, quale prima evidenza intenzionale, come pretende la modernità, allora si finirebbe per negare il finito (l’uomo, la storia) e Dio, venendo spinti verso l’interpretazione moderna di “razionalità”, “storia” e “dialettica”. Ma l’assunto di partenza (essere assoluto come prima evidenza intenzionale) può essere accordato? E cosa discenderebbe dalla sua negazione? Come e da dove cominciano il pensiero e, quindi, il filosofare? Il saggio ricostruirà criticamente le risposte che Fabro dà a queste domande, sviluppando argomenti ripresi da san Tommaso e da Kierkegaard, in una serrata discussione con Hegel e Heidegger.

Razionalità, dialettica e storia: il problema del cominciamento in Cornelio Fabro

DE ANNA, Gabriele
2012-01-01

Abstract

I concetti di razionalità, di storia e i dialettica sono intrecciati e si richiamano secondo rapporti che toccano il cuore del pensiero di un filosofo. Nel caso di Cornelio Fabro, i tre concetti sono al centro della sua critica della “modernità” filosofica (usando il termine ‘modernità’ in senso assiologico, e non storico). Alla razionalità come dominio dell’essere della modernità, Fabro contrappone la razionalità come tensione alla penetrazione intensiva dell’essere, che comunque trascende sempre le nostre capacità cognitive; alla storia come svolgimento dell’idea della modernità, Fabro contrappone il regno della libertà umana e della misericordia divina; alla dialettica come sintesi di tutto ciò che si affaccia all’orizzonte della storia, Fabro contrappone la dialettica come confutazione degli enunciati falsi e, quindi, come strumento di raggiungimento della verità che trascende l’orizzonte storico del darsi degli eventi. Il luogo d’incrocio dei tre concetti e delle tre opposizioni proposte da Fabro è il problema dell’essere e del suo rapporto con il pensiero, ossia quello che Fabro chiama problema del “cominciamento”. Se l’essere si desse, come assoluto, quale prima evidenza intenzionale, come pretende la modernità, allora si finirebbe per negare il finito (l’uomo, la storia) e Dio, venendo spinti verso l’interpretazione moderna di “razionalità”, “storia” e “dialettica”. Ma l’assunto di partenza (essere assoluto come prima evidenza intenzionale) può essere accordato? E cosa discenderebbe dalla sua negazione? Come e da dove cominciano il pensiero e, quindi, il filosofare? Il saggio ricostruirà criticamente le risposte che Fabro dà a queste domande, sviluppando argomenti ripresi da san Tommaso e da Kierkegaard, in una serrata discussione con Hegel e Heidegger.
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