Food security, food safety, energy security ed energy safety sono alcune delle più grandi sfide che l’Unione europea è chiamata ad affrontare nel XXI secolo; le questioni attinenti la sicurezza agro−alimentare e ambientale travalicano, però, i confini dell’Unione europea, perciò l’interrogativo circa le prospettive future di essa non può prescindere da taluni richiami e confronti con lo scenario internazionale. L’agricoltura svolge da sempre un ruolo di primaria importanza nel soddisfacimento dei bisogni alimentari della collettività; negli ultimi anni, però, è cresciuto in misura considerevole l’interesse nei confronti delle cc.dd. agroenergie. Il costante aumento del consumo di energia e la forte dipendenza dell’approvvigionamento energetico dall’uso di combustibili fossili hanno reso urgente il bisogno di incentivare il ricorso a metodi per l’efficienza energetica e anche a fonti di energia sostenibili. L’Unione europea, sulla scia dell’interesse manifestato nei confronti delle energie rinnovabili e sostenibili in ambito internazionale, ha mostrato un notevole interesse nei confronti dello sviluppo di energie nuove e rinnovabili, costringendo a una riflessione anche circa agli sviluppi futuri della PAC. Il fatto che il settore primario sia oggi chiamato a produrre non solo per il soddisfacimento dell’essenziale bisogno alimentare, ma anche nell’ottica di una diversificazione delle fonti dell’approvvigionamento energetico, non deve causare un’inadeguata attenzione nei confronti della c.d. food security, con conseguenze negative in termini di disponibilità e di prezzi dei prodotti agricoli e alimentari e dei mangimi. Non si deve, però, addossare alla produzione c.d. agroenergetica tutta la responsabilità del ritorno del problema della food security: se negli ultimi anni l’Unione europea si è inaspettatamente ritrovata a dover affrontare nuovamente la questione della food insecurity e del conseguente aumento dei prezzi delle derrate alimentari è in larga misura connesso alle scelte di politica agricola effettuate dal legislatore europeo negli anni passati. Da un lato, la necessità di risolvere il problema delle eccedenze produttive, dall’altro, gli obblighi assunti in sede di WTO, hanno, infatti, indotto il legislatore europeo a riformare la politica agricola comunitaria indirizzandola maggiormente verso traguardi e scopi differenti dalla c.d. food security, quali, in particolare, quello dello sviluppo rurale e quello della tutela dell’ambiente. Peraltro, l’introduzione, nel contesto della riforma c.d. di medio termine del 2003, del regime di pagamento unico, ha portato alla realizzazione di interventi persino contrari all’aumento della produttività in agricoltura o, quanto meno, indifferenti alla garanzia dell’approvvigionamento. Con la riforma di medio termine, l’agricoltura europea si è, infatti, privata di qualsivoglia strumento di programmazione della produzione: il disaccoppiamento permette agli agricoltori di scegliere liberamente se e cosa coltivare e ciò ha determinato indiscutibili problemi di controllo dell’offerta, nonché una considerevole riduzione delle scorte. È divenuto, allora, indispensabile, anche e proprio alla luce della necessità di conciliare le esigenze connesse alla food security con quelle della c.d. energy security di recente emersione, individuare degli strumenti idonei a dotare l’agricoltura europea della capacità di adattarsi a un mercato globalizzato che non contempla, né ammette, sistemi di protezione. Certo le novità introdotte dalla tecnologia possono venire in soccorso, in termini di aumento della produzione o di sostituzione di certi prodotti con altri, per ottenere non solo cibo, ma anche energia, ma il ricorso agli OGM non offre una soluzione immediata e definitiva. È preferibile cercare di compensare il più possibile la perdita di qualsivoglia strumento di programmazione in agricoltura con una maggiore valorizzazione del contributo che potrebbe provenire in tal senso dalle associazioni dei produttori agricoli e dalle organizzazioni interprofessionali, che, allo stato attuale dei fatti, possono acquisire un ruolo di fondamentale importanza, non solo nell’ottenimento di prodotti alimentari di qualità, bensì anche, e soprattutto, nell’adeguamento delle produzioni agricole alle richieste del mercato, anche nell’ottica di un contemperamento delle esigenze connesse alla c.d. food security con quelle collegate alla c.d. energy security. Incentivare la costituzione e assicurare l’effettiva operatività delle associazioni dei produttori agricoli e delle organizzazioni interprofessionali può, peraltro, consentire di ovviare a quella carenza di informazioni di natura commerciale e tecnica che risulta penalizzante nel contesto di un mercato che è chiamato nuovamente a far fronte alla sfida della food security, oltre che a quella della qualità del prodotto, della tutela della salute del consumatore e della tutela dell’ambiente.

FOOD SECURITY, FOOD SAFETY E AGROENERGIE

BOLOGNINI, SILVIA
2010-01-01

Abstract

Food security, food safety, energy security ed energy safety sono alcune delle più grandi sfide che l’Unione europea è chiamata ad affrontare nel XXI secolo; le questioni attinenti la sicurezza agro−alimentare e ambientale travalicano, però, i confini dell’Unione europea, perciò l’interrogativo circa le prospettive future di essa non può prescindere da taluni richiami e confronti con lo scenario internazionale. L’agricoltura svolge da sempre un ruolo di primaria importanza nel soddisfacimento dei bisogni alimentari della collettività; negli ultimi anni, però, è cresciuto in misura considerevole l’interesse nei confronti delle cc.dd. agroenergie. Il costante aumento del consumo di energia e la forte dipendenza dell’approvvigionamento energetico dall’uso di combustibili fossili hanno reso urgente il bisogno di incentivare il ricorso a metodi per l’efficienza energetica e anche a fonti di energia sostenibili. L’Unione europea, sulla scia dell’interesse manifestato nei confronti delle energie rinnovabili e sostenibili in ambito internazionale, ha mostrato un notevole interesse nei confronti dello sviluppo di energie nuove e rinnovabili, costringendo a una riflessione anche circa agli sviluppi futuri della PAC. Il fatto che il settore primario sia oggi chiamato a produrre non solo per il soddisfacimento dell’essenziale bisogno alimentare, ma anche nell’ottica di una diversificazione delle fonti dell’approvvigionamento energetico, non deve causare un’inadeguata attenzione nei confronti della c.d. food security, con conseguenze negative in termini di disponibilità e di prezzi dei prodotti agricoli e alimentari e dei mangimi. Non si deve, però, addossare alla produzione c.d. agroenergetica tutta la responsabilità del ritorno del problema della food security: se negli ultimi anni l’Unione europea si è inaspettatamente ritrovata a dover affrontare nuovamente la questione della food insecurity e del conseguente aumento dei prezzi delle derrate alimentari è in larga misura connesso alle scelte di politica agricola effettuate dal legislatore europeo negli anni passati. Da un lato, la necessità di risolvere il problema delle eccedenze produttive, dall’altro, gli obblighi assunti in sede di WTO, hanno, infatti, indotto il legislatore europeo a riformare la politica agricola comunitaria indirizzandola maggiormente verso traguardi e scopi differenti dalla c.d. food security, quali, in particolare, quello dello sviluppo rurale e quello della tutela dell’ambiente. Peraltro, l’introduzione, nel contesto della riforma c.d. di medio termine del 2003, del regime di pagamento unico, ha portato alla realizzazione di interventi persino contrari all’aumento della produttività in agricoltura o, quanto meno, indifferenti alla garanzia dell’approvvigionamento. Con la riforma di medio termine, l’agricoltura europea si è, infatti, privata di qualsivoglia strumento di programmazione della produzione: il disaccoppiamento permette agli agricoltori di scegliere liberamente se e cosa coltivare e ciò ha determinato indiscutibili problemi di controllo dell’offerta, nonché una considerevole riduzione delle scorte. È divenuto, allora, indispensabile, anche e proprio alla luce della necessità di conciliare le esigenze connesse alla food security con quelle della c.d. energy security di recente emersione, individuare degli strumenti idonei a dotare l’agricoltura europea della capacità di adattarsi a un mercato globalizzato che non contempla, né ammette, sistemi di protezione. Certo le novità introdotte dalla tecnologia possono venire in soccorso, in termini di aumento della produzione o di sostituzione di certi prodotti con altri, per ottenere non solo cibo, ma anche energia, ma il ricorso agli OGM non offre una soluzione immediata e definitiva. È preferibile cercare di compensare il più possibile la perdita di qualsivoglia strumento di programmazione in agricoltura con una maggiore valorizzazione del contributo che potrebbe provenire in tal senso dalle associazioni dei produttori agricoli e dalle organizzazioni interprofessionali, che, allo stato attuale dei fatti, possono acquisire un ruolo di fondamentale importanza, non solo nell’ottenimento di prodotti alimentari di qualità, bensì anche, e soprattutto, nell’adeguamento delle produzioni agricole alle richieste del mercato, anche nell’ottica di un contemperamento delle esigenze connesse alla c.d. food security con quelle collegate alla c.d. energy security. Incentivare la costituzione e assicurare l’effettiva operatività delle associazioni dei produttori agricoli e delle organizzazioni interprofessionali può, peraltro, consentire di ovviare a quella carenza di informazioni di natura commerciale e tecnica che risulta penalizzante nel contesto di un mercato che è chiamato nuovamente a far fronte alla sfida della food security, oltre che a quella della qualità del prodotto, della tutela della salute del consumatore e della tutela dell’ambiente.
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