Il contributo analizza l’influsso degli Entretiens sur la pluralité des mondes habités di Fontenelle (1686) sugli incompiuti Dialoghi filosofici di Antonio Conti. Che da Fontenelle riprendono l’impianto (la conversazione, in alcune giornate, di un ‘filosofo’ con una nobildonna), e, soprattutto, il tema, che era peraltro di lunga tradizione, dell’«abitazion de’ pianeti». Da Fontenelle viene anche la distribuzione della materia nei vari ‘pianeti’, partendo dalla terra e dalla luna per giungere alle comete e alle stelle fisse. Tuttavia, Conti muta il dialogo in roman philosophique: coll’introdurre più voci (le nobildonne diventano due, e a d esse si aggiunge quella del loro comune maestro); e voci, soprattutto, di vere filosofesse, con riferimento a qualcuna delle colte dame frequentate dal padovano alla corte d’Inghilterra. In Conti, inoltre, lo stile: all’affabilità e galanteria fontenelliane succedono la mordacità e il sarcasmo, suggeriti da altri modelli: Luciano e padre Daniel del Voyage du Monde de Descartes, 1690 e 1701), e finiscono per soccombere sotto il rigore delle dimostrazioni. Fontenelle non aveva esitato a mescolare il vero e il falso, utilizzando in particolare il procedimento analogico. Conti è invece convinto (con Voltaire) della necessità di rendere più rigoroso il linguaggio della divulgazione scientifica. Egli richiede ben altra preparazione al suo lettore filosofo. Il quale deve avere ben chiaro, con Locke dell’Essay Concerning Human Understanding, i diversi gradi della conoscenza. Il percorso ‘logico’ delle due dame, e in particolare della principale, la marchesa di Nefelo, è un vero campionario degli errori della ragione umana. Le sue dimostrazioni si sostengono su continui paralogismi, con cui risolve tutte le difficoltà del problema dell’abitabilità dei mondi.

La pluralita' dei mondi nei Dialoghi filosofici di Antonio Conti

RABBONI, Renzo
2009-01-01

Abstract

Il contributo analizza l’influsso degli Entretiens sur la pluralité des mondes habités di Fontenelle (1686) sugli incompiuti Dialoghi filosofici di Antonio Conti. Che da Fontenelle riprendono l’impianto (la conversazione, in alcune giornate, di un ‘filosofo’ con una nobildonna), e, soprattutto, il tema, che era peraltro di lunga tradizione, dell’«abitazion de’ pianeti». Da Fontenelle viene anche la distribuzione della materia nei vari ‘pianeti’, partendo dalla terra e dalla luna per giungere alle comete e alle stelle fisse. Tuttavia, Conti muta il dialogo in roman philosophique: coll’introdurre più voci (le nobildonne diventano due, e a d esse si aggiunge quella del loro comune maestro); e voci, soprattutto, di vere filosofesse, con riferimento a qualcuna delle colte dame frequentate dal padovano alla corte d’Inghilterra. In Conti, inoltre, lo stile: all’affabilità e galanteria fontenelliane succedono la mordacità e il sarcasmo, suggeriti da altri modelli: Luciano e padre Daniel del Voyage du Monde de Descartes, 1690 e 1701), e finiscono per soccombere sotto il rigore delle dimostrazioni. Fontenelle non aveva esitato a mescolare il vero e il falso, utilizzando in particolare il procedimento analogico. Conti è invece convinto (con Voltaire) della necessità di rendere più rigoroso il linguaggio della divulgazione scientifica. Egli richiede ben altra preparazione al suo lettore filosofo. Il quale deve avere ben chiaro, con Locke dell’Essay Concerning Human Understanding, i diversi gradi della conoscenza. Il percorso ‘logico’ delle due dame, e in particolare della principale, la marchesa di Nefelo, è un vero campionario degli errori della ragione umana. Le sue dimostrazioni si sostengono su continui paralogismi, con cui risolve tutte le difficoltà del problema dell’abitabilità dei mondi.
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