La pianificazione e la gestione delle aree protette è stata spesso, soprattutto in passato, contraddistinta da difficoltà legate ad un difficile rapporto con le popolazioni residenti in tali zone, derivato dal generalizzato timore di vedere da un lato ridotti i diritti legati alla proprietà, in particolare nel settore primario, e dall'altro contenute le possibilità di effettuare attività più o meno ludiche come ad esempio quelle venatorie. Sono stati questi alcuni dei motivi che hanno impedito la realizzazione dei 14 parchi regionali che, nel 1978 con l'approvazione del Piano Urbanistico Regionale (PUR), avevano reso la regione Friuli Venezia Giulia una delle prime regioni italiane per superficie tutelata (30% del totale), a fronte di un 6% residuo che oggi interessa i due parchi regionali, delle “Dolomiti Friulane” e delle “Prealpi Giulie”, rimasti nella programmazione regionale a seguito della revisione attuata con la legge sui parchi del 1996 (L.R. 42/96). Ma che fine hanno fatto le superfici che le previsioni della Regione nel 1978 ritenevano degne di una forma forte di tutela ambientale come il Parco? Per cercare di rispondere a questa domanda le analisi effettuate, attraverso la realizzazione di interviste a leader d’opinione e la somministrazione di questionari alla popolazione, sono state indirizzate ad approfondire il tema della pianificazione ambientale, prendendo ad esempio un contesto locale, il comune di Precenicco, la cui popolazione è stata coinvolta ed ha partecipato nel percorso intrapreso 30 anni fa per la costituzione del Parco del fiume Stella. Quanto sia rimasto dei dibattiti e degli scontri e se da questi si sia sviluppata una coscienza ambientale non solo teorica ma anche di appartenenza ad una zona tutelata, sono stati gli obiettivi di questo lavoro, che ha portato a riflettere e ad interrogarsi anche sulle modalità con cui vengono attivati i processi di partecipazione alle decisioni (come Agenda 21), in particolare in relazione alla durata di tali processi che oggi trovano spesso una conclusione a pochi mesi dall’avvio, con la stesura del Piano di Azione Locale. Nel caso dello Stella i tempi della partecipazione sono stati particolarmente lunghi ma forse è proprio questo periodo di tempo che ha permesso alla popolazione la condivisione di una idea forte per il territorio come quella di Parco. Nel corso degli anni c' è stato il riconoscimento di un valore non più disegnato sulla carta, e questo è l’elemento di grande importanza che il PUR ha lasciato in eredità, valore che oggi andrebbe ripreso, rafforzato e riletto rispetto ad un contesto che si è molto modificato e in cui soprattutto l'agricoltura va assumendo ruoli nuovi e diversi rispetto al compito originario di produzione di alimenti. Il presente lavoro si presenta quindi non solo come un esame del processo che ha portato il Parco dello Stella, definito da molti un “parco sulla carta”, a diventare una realtà riconosciuta dalla popolazione locale, ma anche come proposta per riprendere la discussione sulla necessità di tutelare e proteggere quest'area, pensando ad uno sviluppo costruito assieme alle comunità di persone che attorno al fiume vivono e lavorano.

Percezione e tutela: il caso del Parco fluviale dello Stella

PIANI, Lucia;TAVERNA, Mario
2011-01-01

Abstract

La pianificazione e la gestione delle aree protette è stata spesso, soprattutto in passato, contraddistinta da difficoltà legate ad un difficile rapporto con le popolazioni residenti in tali zone, derivato dal generalizzato timore di vedere da un lato ridotti i diritti legati alla proprietà, in particolare nel settore primario, e dall'altro contenute le possibilità di effettuare attività più o meno ludiche come ad esempio quelle venatorie. Sono stati questi alcuni dei motivi che hanno impedito la realizzazione dei 14 parchi regionali che, nel 1978 con l'approvazione del Piano Urbanistico Regionale (PUR), avevano reso la regione Friuli Venezia Giulia una delle prime regioni italiane per superficie tutelata (30% del totale), a fronte di un 6% residuo che oggi interessa i due parchi regionali, delle “Dolomiti Friulane” e delle “Prealpi Giulie”, rimasti nella programmazione regionale a seguito della revisione attuata con la legge sui parchi del 1996 (L.R. 42/96). Ma che fine hanno fatto le superfici che le previsioni della Regione nel 1978 ritenevano degne di una forma forte di tutela ambientale come il Parco? Per cercare di rispondere a questa domanda le analisi effettuate, attraverso la realizzazione di interviste a leader d’opinione e la somministrazione di questionari alla popolazione, sono state indirizzate ad approfondire il tema della pianificazione ambientale, prendendo ad esempio un contesto locale, il comune di Precenicco, la cui popolazione è stata coinvolta ed ha partecipato nel percorso intrapreso 30 anni fa per la costituzione del Parco del fiume Stella. Quanto sia rimasto dei dibattiti e degli scontri e se da questi si sia sviluppata una coscienza ambientale non solo teorica ma anche di appartenenza ad una zona tutelata, sono stati gli obiettivi di questo lavoro, che ha portato a riflettere e ad interrogarsi anche sulle modalità con cui vengono attivati i processi di partecipazione alle decisioni (come Agenda 21), in particolare in relazione alla durata di tali processi che oggi trovano spesso una conclusione a pochi mesi dall’avvio, con la stesura del Piano di Azione Locale. Nel caso dello Stella i tempi della partecipazione sono stati particolarmente lunghi ma forse è proprio questo periodo di tempo che ha permesso alla popolazione la condivisione di una idea forte per il territorio come quella di Parco. Nel corso degli anni c' è stato il riconoscimento di un valore non più disegnato sulla carta, e questo è l’elemento di grande importanza che il PUR ha lasciato in eredità, valore che oggi andrebbe ripreso, rafforzato e riletto rispetto ad un contesto che si è molto modificato e in cui soprattutto l'agricoltura va assumendo ruoli nuovi e diversi rispetto al compito originario di produzione di alimenti. Il presente lavoro si presenta quindi non solo come un esame del processo che ha portato il Parco dello Stella, definito da molti un “parco sulla carta”, a diventare una realtà riconosciuta dalla popolazione locale, ma anche come proposta per riprendere la discussione sulla necessità di tutelare e proteggere quest'area, pensando ad uno sviluppo costruito assieme alle comunità di persone che attorno al fiume vivono e lavorano.
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