Nel secondo dei suoi "Quattro libri dell'architettura" (1570) Andrea Palladio presenta una spettacolare villa a pianta centrale, con ali porticate curve e rettilinee disposte su più livelli, progettata per i fratelli Ludovico e Francesco Trissino a Meledo, nella campagna vicentina. Malgrado egli la dichiari già cominciata, la villa non fu mai portata a termine, almeno nelle forme pubblicate nel trattato, anche se la cartografia storica documenta la formazione, presso una preesistente casa dominicale, di un'ampia corte rurale, di cui oggi rimangono una torre colombaia con finestre di foggia classica e l'interno decorato a grottesche, un bel portale bugnato e una serie di colonne tuscaniche in pietra che reggono i portici di due edifici rurali. Il saggio ricostruisce le controverse fasi di formazione del complesso, la sua consistenza e la destinazione d'uso degli edifici grazie a un inedito dossier di documenti processuali cinquecenteschi.

La corte dominicale dei Trissino a Meledo e la villa di Palladio, in D. Battilotti, B. D'Incau, S. Franceschi. A. Lazzari, M. Piana, Nuove osservazioni dagli archivi e dal cantiere su villa Trissino a Meledo

BATTILOTTI, Donata
2013-01-01

Abstract

Nel secondo dei suoi "Quattro libri dell'architettura" (1570) Andrea Palladio presenta una spettacolare villa a pianta centrale, con ali porticate curve e rettilinee disposte su più livelli, progettata per i fratelli Ludovico e Francesco Trissino a Meledo, nella campagna vicentina. Malgrado egli la dichiari già cominciata, la villa non fu mai portata a termine, almeno nelle forme pubblicate nel trattato, anche se la cartografia storica documenta la formazione, presso una preesistente casa dominicale, di un'ampia corte rurale, di cui oggi rimangono una torre colombaia con finestre di foggia classica e l'interno decorato a grottesche, un bel portale bugnato e una serie di colonne tuscaniche in pietra che reggono i portici di due edifici rurali. Il saggio ricostruisce le controverse fasi di formazione del complesso, la sua consistenza e la destinazione d'uso degli edifici grazie a un inedito dossier di documenti processuali cinquecenteschi.
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