I contratti di vendita di partecipazioni sociali totalitarie o di «controllo» contengono usualmente pattuizioni con cui l’alienante «garantisce» l’acquirente in ordine all’attuale sussistenza o al verificarsi futuro di una serie di circostanze, assunte come rilevanti nell’economia dell’affare. Si tratta di clausole convenzionali che la prassi definisce, appunto, di garanzia e che si suddividono tipicamente in due macro-categorie, secondo che l’impegno abbia ad oggetto, in particolare, situazioni relative: (i) alla partecipazione sociale; (ii) al patrimonio della società la cui partecipazione è alienata. Alle prime ci si riferisce con il sintagma garanzie legali (legal warranties) integrano invece la seconda fattispecie le cc.dd. garanzie patrimoniali (business warranties). Da tempo, la posizione assunta dalla prevalente giurisprudenza ordinaria – ma contestata da dottrina e giurisprudenza arbitrale dominanti – sulla natura delle garanzie patrimoniali, comportando quale corollario l’applicazione di un relativo regime prescrizionale e decadenziale assai sfavorevole all’acquirente, si traduce in una condizione di forte incertezza in ordine all’effettività delle clausole pattizie; incertezza che, a propria volta, rischia di incidere negativamente sull’appetibilità degli investimenti economici – specie stranieri – nel settore mergers and acquisitions, disincentivandoli. Il contributo svolge un'approfondita rassegna giurisprudenziale (1930-2015) sul tema della qualificazione di tali garanzie, corredata da appunti critici e considerazioni teoriche dell'autore, raccordate con il pensiero delle dottrine più autorevoli.
Titolo: | Vendita di partecipazioni sociali di "controllo" e garanzie patrimoniali: rassegna critica |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2015 |
Rivista: | |
Abstract: | I contratti di vendita di partecipazioni sociali totalitarie o di «controllo» contengono usualmente pattuizioni con cui l’alienante «garantisce» l’acquirente in ordine all’attuale sussistenza o al verificarsi futuro di una serie di circostanze, assunte come rilevanti nell’economia dell’affare. Si tratta di clausole convenzionali che la prassi definisce, appunto, di garanzia e che si suddividono tipicamente in due macro-categorie, secondo che l’impegno abbia ad oggetto, in particolare, situazioni relative: (i) alla partecipazione sociale; (ii) al patrimonio della società la cui partecipazione è alienata. Alle prime ci si riferisce con il sintagma garanzie legali (legal warranties) integrano invece la seconda fattispecie le cc.dd. garanzie patrimoniali (business warranties). Da tempo, la posizione assunta dalla prevalente giurisprudenza ordinaria – ma contestata da dottrina e giurisprudenza arbitrale dominanti – sulla natura delle garanzie patrimoniali, comportando quale corollario l’applicazione di un relativo regime prescrizionale e decadenziale assai sfavorevole all’acquirente, si traduce in una condizione di forte incertezza in ordine all’effettività delle clausole pattizie; incertezza che, a propria volta, rischia di incidere negativamente sull’appetibilità degli investimenti economici – specie stranieri – nel settore mergers and acquisitions, disincentivandoli. Il contributo svolge un'approfondita rassegna giurisprudenziale (1930-2015) sul tema della qualificazione di tali garanzie, corredata da appunti critici e considerazioni teoriche dell'autore, raccordate con il pensiero delle dottrine più autorevoli. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11390/1067804 |
Appare nelle tipologie: | 1.1 Articolo in rivista |
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