In queste pagine (come nelle successive Sull’elaborazione del Mio Carso di Scipio Slataper. La Calata) si fa luce sul processo elaborativo del Mio Carso, la cui composizione s’intreccia con un’incandescente vicenda esistenziale ed intellettuale, in cui Slataper si cerca come uomo e come scrittore. L’analisi verte su una porzione testuale limitata ma tematicamente organica, quella che si può definire, con parole dell’autore, l’«attesa» della «creatura» che appagherà il bisogno d’amore dell’io narrante, con la cui identificazione (dapprima in Anna, l’amata, morta tragicamente nel maggio 1910) coincide, nel gennaio 1910, la ripresa e il compimento di materiali anteriori entro un progetto testuale che in nuce configura Il mio Carso. Il lavoro correttorio slataperiano consiste tendenzialmente in un lavoro di sottrazione e di concentrazione dell’enunciato, vòlto alla conquista di un’essenzialità significativa, parallelo a un bisogno, in quel tempo assillante, di affrancamento dalla letterarietà, avvertita anzitutto come inautenticità esistenziale.

Sull'elaborazione del "Mio Carso" di S. Slataper. Prime notizie

CALIARO, Ilvano
2006-01-01

Abstract

In queste pagine (come nelle successive Sull’elaborazione del Mio Carso di Scipio Slataper. La Calata) si fa luce sul processo elaborativo del Mio Carso, la cui composizione s’intreccia con un’incandescente vicenda esistenziale ed intellettuale, in cui Slataper si cerca come uomo e come scrittore. L’analisi verte su una porzione testuale limitata ma tematicamente organica, quella che si può definire, con parole dell’autore, l’«attesa» della «creatura» che appagherà il bisogno d’amore dell’io narrante, con la cui identificazione (dapprima in Anna, l’amata, morta tragicamente nel maggio 1910) coincide, nel gennaio 1910, la ripresa e il compimento di materiali anteriori entro un progetto testuale che in nuce configura Il mio Carso. Il lavoro correttorio slataperiano consiste tendenzialmente in un lavoro di sottrazione e di concentrazione dell’enunciato, vòlto alla conquista di un’essenzialità significativa, parallelo a un bisogno, in quel tempo assillante, di affrancamento dalla letterarietà, avvertita anzitutto come inautenticità esistenziale.
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